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sabato 29 marzo 2014

Nuove letture

Con un pochino di ritardo rispetto a quanto avevo promesso, ecco un riassunto delle letture passate, in corso e in programma.
Ho appena terminato La voce degli uomini freddi di Mauro Corona,  che oggi riceverà il Premio Mario Rigoni Stern per la narrativa. Credo che nel giro di pochi giorni sarà possibile leggere la mia recensione su Leggere a Colori. Recensione non totalmente positiva, purtroppo: il linguaggio dell'autore è decisamente più raffinato e la prosa più elegante rispetto al solito, ma la trama troppo esile e le lunghe descrizioni lo rendono un filo noioso. Lo consiglio comunque a chi è interessato ai suoi romanzi, alla descrizione dei popoli sulle montagne e alla tragedia del Vajont, tema caro all'autore veneto.

Per quanto riguarda L'avversario,  altro libro terminato da poco, vi rimando alla recensione: dato che è già stata pubblicata non mi ripeto qui. Lo consiglio caldamente, ma credo che i troppo sensibili o impressionabili faticheranno non poco.

E adesso?
E adesso ho cominciato,  sempre con il gruppo Facebook Leggo i classici di letteratura,  con cui ho già letto Il circolo Pickwick,  Dalla parte di Swann.  
Anche in questo caso, ho colto al volo l'occasione. Vediamo se alla fine avrò voglia di procedere col tomo successivo.

Passando alle letture meno impegnative, in programma ci sono Imperfetto futuro di Cristina Bergomi, della quale ho già recensito Anelli di quercia, e Le mirabolanti avventure di Spazz -Never di Nathan K. Raven, dietro richiesta dell'autore.

A questo punto, non mi resta che augurarvi buone letture!

martedì 25 marzo 2014

Presentazione: "Lo strano caso di Michael Farner" - Lorenzo Sartori (Nativi digitali edizioni)

Eccoci qui con una nuova presentazione di un ebook in uscita  della casa editrice Nativi Digitali Edizioni, della quale ho già letto e recensito Una vita a colori.


Attualmente non so ancora se recensirò questo romanzo, viste le letture in corso e in programma (domani un post dedicato, promesso): nel caso il link alla recensione verrà inserito sia su questo post sia sulla pagina FB di Scusate devo andare a leggere.

Nel frattempo, lascio tutti i dati necessari a incuriosirvi, a scaricare un estratto dell'opera e ad acquistarla (da domani).

Sinossi:
Per Michael Farner sono lontani i tempi in cui era uno scrittore di bestseller: oggi è sovrappeso, depresso, dimenticato dal pubblico e bistrattato dal proprio editore. Il motivo? Non riesce più ad uccidere i propri personaggi, bel problema per un autore di thriller. Quando Michael "uccide" un personaggio nelle sue bozze se lo ritrova infatti davanti in carne ed ossa, intenzionato a dargli il tormento fino a che non verrà "riportato in vita". Ma questo è solo l'inizio dei guai per il povero scrittore... 
"Lo strano caso di Michael Farner" è un racconto che ironizza su cliché e consuetudini del mondo dell'editoria spiazzando continuamente il lettore, portandolo a ribaltare più volte la sua prospettiva e suggerendogli che ci sono tanti modi diversi per osservare una realtà solo apparentemente lineare. Sarà lo scrittore ad avere l'ultima parola, uno dei suoi personaggi...o chi altro?

L'autore: Lorenzo Sartori (classe 1967) non è proprio un "nativo" digitale. Per dirla alla Adams, quando Lorenzo vide la luce (quella elettrica comunque già c'era), le forme primitive che abitavano il trascurabilissimo pianeta azzurro-verde non conoscevano ancora gli orologi da polso digitali, tantomeno erano in grado di considerarli un'ottima invenzione. Nonostante tutto Lorenzo, che è anche un giornalista e un apprezzato game designer nel nerdissimo mondo delle miniature, mondo delle miniature, è digitalmente raggiungibile attraverso il suo blog  e la sua pagina Facebook.

Per scaricare l'estratto o acquistare il romanzo potete cliccare QUI.

mercoledì 19 marzo 2014

Recensione: "Anelli di quercia" - Cristina Bergomi

TRAMA (da Amazon.it): La vita di Anna si è fermata ad otto anni, quando l’orrore della violenza le ha sottratto tutto. Incapace di amarsi, diventa preda facile di Sergio. Lui è l’uomo perfetto: bello, ricco, di successo ma c’è qualcosa che nessuno sa. Sotto il suo sorriso rassicurante c’è un passato oscuro e doloroso che ha lasciato cicatrici insanabili. 
Sergio trascina Anna in una spirale di dipendenza affettiva dove il dolore fisico diventa l’unico mezzo per sentirsi vivi.



Anelli di quercia, di cui ho letto l'estratto Kindle una mattina a colazione, si è infilato a tradimento tra le mie letture, sballando l'elenco che avevo diligentemente preparato.
Del resto, quando un libro chiama, è necessario rispondere. E anche in fretta. E l'ho divorato, tra una mezza serata in treno e un pranzo solitario al bar della biblioteca.
L'argomento è duro, doloroso. Colpisce nel profondo, fa male. Fa male soprattutto a chi ha visto litigare in casa, a chi ha avuto un uomo (p)ossessivo e geloso, anche se non violento.
Il tema è trattato senza filtri di alcun genere, senza banalità e ipocrisie. La scrittura è schietta, incisiva. Mette a nudo i sentimenti e i ricordi di Anna come quelli di Sergio. La trama è davvero semplice, esile. L'autrice racconta un meccanismo che tutti conosciamo, senza aggiungere "contenuti nuovi". Ci mostra cosa c'è dietro quella violenza domestica, ci indica un'infanzia infelice, il vuoto dell'assenza. Sono tutte cose che (più o meno tutti) sappiamo. O almeno, le sappiamo noi, donne serene in grado di difenderci. 
Non è la trama, infatti, la grandezza di questo libro. La grandezza sta nella meravigliosa maturità stilistica, nella scrittura delicata ma lucida. Sta nelle citazioni - tratte da grandi opere del passato - poste all'inizio di ogni capitolo, che racchiudono il senso di ciò che viene raccontato. Sta nella lucidità, nell'attenzione con cui si descrivono gli atteggiamenti, le finzioni, le paure dell'animo umano. Per me è stato un po' come Il tempo tagliato della mia amica Silvia Longo: è direttamente la bellezza delle parole a creare l'emozione. 

Il finale non è scontato, ma riflettendo - a posteriori - è l'unico possibile. E ti costringe a una riflessione, perché non è un lieto fine. Non c'è buonismo, nella storia raccontata. Non c'è la facile redenzione dell'uomo violento che ormai sappiamo (lo sappiamo, vero?) non essere possibile. E c'è la reazione che arriva troppo tardi. Ed è lì che dobbiamo lavorare. Partire da quella reazione mancata, guardare cosa c'è dietro e reagire.

Un libro che ogni donna, oggi, dovrebbe leggere. 

martedì 18 marzo 2014

Il Circolo Pickwick

Sabato ho portato a termine, dopo dodici giorni in cui alternavo noia e nervosismo a leggero divertimento, la lettura de Il circolo Pickwick.
Già il ridottissimo numero di giorni che ho impiegato a mandar giù le circa 900 pagine del Circolo Pickwick è sintomatico di quanto questo testo sia leggero, e scorrevole.
Pubblicato a puntate nel 1836, è il primo romanzo di Dickens, diverso da quelli che siamo abituati a conoscere, il Canto di Natale e i tristissimi Oliver Twist e David Copperfield. 
Racconta le avventure di una compagnia di uomini, radunati intorno alla figura di Samuel Pickwick, che nel 1827 intraprendono un viaggio per l'Inghilterra.
Il periodo di "rodaggio", in cui cercavo di adattarmi allo stile e alla storia, confondendomi tra mille personaggi, lottando contro la tentazione di abbandonare, è stato lungo. Grazie al mio amico Marcello, e all'idea della lettura condivisa, ho tenuto duro. Ma sinceramente non so se ne sia valsa la pena, se in qualche modo questa lettura abbia arricchito il mio bagaglio culturale.
In ciascuno dei capitoli i gentiluomini vivono un'avventura, o incontrano un personaggio che racconta loro una storia. I personaggi sono parecchi, compaiono, scompaiono e si materializzano nuovamente dopo una decina di capitoli: serve un minimo di attenzione almeno ai nomi e alle parentele. I momenti che più ho apprezzato sono quelli in cui veniva raccontata una storia, che il più delle volte era triste. Chi mi conosce, sa che preferisco (leggere, ovviamente) le cose tristi a quelli allegre. Il comico - grottesco non è per nulla nelle mie corde, invece. Qualche volta ho sorriso, ma più spesso ho sbuffato innervosita. 
Ci ho messo circa venticinque capitoli a riuscire a godermi la storia: prima era solo noia. E verso la fine, purtroppo, è stata di nuovo noia e lentezza: sicuramente, bisogna fare riferimento al contesto di origine del romanzo, ossia la pubblicazione a puntate. Oggi, letto in un'unica soluzione, è indubbiamente troppo, troppo lungo.
All'interno di ciascuno degli episodi, abbondano il comico, il farsesco, il grottesco e un'ironia pungente: la decodifica del testo non è così immediata, spesso ci si trova a chiedersi cosa pensi l'autore delle situazioni. 
Come sempre, Dickens è fantastico nel descrivere le situazioni e gli ambienti, spesso sembra di essere davvero tra le diligenze e all'interno delle locande. Quello che qui manca - non è un difetto: è proprio il genere all'interno del quale il romanzo si inscrive - è l'approfondimento psicologico dei personaggi, che rimangono piatte figurine, che in me non risvegliano alcun interesse. L'unico che davvero ho apprezzato è Sam Weller, il domestico di Pickwick, che è indubbiamente il più brillante della compagnia.  E anche Dickens è d'accordo. 

In conclusione...mi sono goduta forse una ventina di capitoli su 57: decisamente troppo pochi per potermi dire soddisfatta. 


giovedì 6 marzo 2014

I libri di Matilde

... ecco, l'elenco dei libri letti da Matilde nei mesi trascorsi in biblioteca, sotto la guida della signora Felpa. Ieri avevo fatto confusione: Il Circolo Pickwick non è citato in questa lista, ma in un altro punto del romanzo.

La lista (edizione Gl'istrici Salani pp. 16-17) è questa:

Grandi Speranze - Charles Dickens
Nicholas Nickleby  - Charles Dickens
Oliver Twist - Charles Dickens
Jane Eyre - Charlotte Brontë
Orgoglio e pregiudizio - Jane Austen
Tess dei D'Uberville - Thomas Hardy
Kim - Ruyard Kipling
L'uomo invisibile - H. G. Wells
Il vecchio e il mare - Ernest Hemingway
L'urlo e il furore - William Faulkner
Furore - John Steinbeck
La roccia di Brighton - Graham Greene
La fattoria degli animali - George Orwell

Confesso di avere ancora un bel po' di strada da fare, e voi?

mercoledì 5 marzo 2014

In corso e in programma

Come avevo promesso ieri, ecco un piccolo riassunto delle letture in programma per il mese di marzo. Sono
tre, di cui una molto lunga.

La prima, quello ora in corso, è Il circolo Pickwick di Dickens. Da parecchio volevo provare a leggerlo, soprattutto perché viene citato in Matilde ( in alcune edizioni Matilda) di Roald Dahl, testo che ha accompagnato la mia infanzia. A pensarci bene, non sarebbe male leggere tutti i libri letti da Matilde nella biblioteca della Signora Felpa. Facciamo che domani metto l'elenco, và!
Per questo motivo, e per il desiderio di colmare un lacuna, ossia la quasi totale ignoranza sulla letteratura inglese, ho aderito all'iniziativa del gruppo Leggo i classici di letteratura su Facebook. Oltrettutto, è la mia prima lettura condivisa.
Finora non posso dirmi entusiasta della lettura, ma non demordo.

Da Leggere a Colori, portale con quale collaboro, ho ricevuto due libri che da tempo desideravo leggere, per cui non posso far altro che ritenermi fortunata.

Il primo è L'avversario di Emmanuel Carrère, autore che ho conosciuto e amato con La vita come un romanzo russo. L'avversario, uscito in Francia nel 2000, ricostruisce la drammatica vicenda di Jean - Claude Romand, che nel 1993 sterminò la famiglia per coprire una menzogna.

Il secondo, che immagino meno impegnativo, è La voce degli uomini freddi di
Mauro Corona, che personalmente adoro. Non tanto per la particolare abilità stilistica, quanto per la sua grande capacità di tratteggiare mondi, e la scelta - ricorrente in tutti i suoi libri - di opporre tra loro personaggi "buoni" e "cattivi", in un'antitesi manichea.

martedì 4 marzo 2014

A proposito di Oblomov

Come ho già avuto occasione di scrivere, dei classici non mi sento di fare una "recensione". Principalmente, perché credo di non avere nulla di nuovo da dire. 
Ho cominciato Oblomov incuriosita: dopo anni di solo Dostoevskij, Padri e figli mi aveva aperto un mondo sugli "altri russi". E allora, Gončarov non poteva mancare. 
Più di 700 pagine - l'edizione ebook - che sono letteralmente volate. Ci ho messo 8 giorni, leggendo in ogni momento libero, sempre concentratissima. Per adesso, credo che sia il libro più amato in assoluto. Mi sono immedesimata in Oblomov, ho provato simpatia ed empatia per lui. Per la sua pigrizia, la sua incapacità di vivere. Leggevo qua e là, sul web, che il lettore italiano non può non avvertire la parentela con l'inetto sveviano. Probabilmente è vero, sicuramente c'è affinità tra i due "tipi" umani. Ma...leggendo Svevo - che non amo - non ho provato emozioni, empatia nei confronti dei personaggi. La trattazione - appunto - mi sembrava solo una trattazione, un asettico descrivere. Qui invece c'è simpatia, in un certo senso comprensione, affetto per Oblomov. Quella tenerezza, quella dolcezza che continuo a ritenere tipiche della letteratura russa. Che non finisce di stupirmi.

Nella letteratura russa - come in quella francese - ho sempre l'impressione di trovare tutto. L'amore passionale, quello meno passionale, quella quieta felicità alla quale, in fondo, aspiriamo. L'amore per i genitori, per i figli, per gli amici. I falsi amici, coloro che ti ingannano. La prosperità, le ristrettezze economiche, la sofferenza.
Ecco, questo per me è un classico. Un libro dove trovi TUTTO. Situazioni e sentimenti che non moriranno mai.

Spero, domani, di arrivare con un post sulle nuove letture.